Una domenica del 1981

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    Una domenica del 1981

    Sei giorni. Sei lunghissimi giorni di scuola separavano una domenica dall'altra.
    Il sabato pomeriggio ci si ritrovava nella piazza prospicente la chiesa, oppure dietro ad essa, all'oratorio e ci si metteva d'accordo per la domenica.
    La domenica pomeriggio aveva un suo difetto, l'oratorio era chiuso (ricordati di santificare le feste), ci si doveva organizzare in qualche maniera allora per non rimanere a casa.
    Ci si mise d'accordo per prendere il treno delle due e mezza ed andare a Novara al cinema.
    Nessuno si scandalizzi, al nord il pranzo della domenica era rigorosamente servito qualche minuto dopo mezzogiorno, appena dopo messa, e quindi c'era tutto il tempo di prendere il treno delle due e mezza.
    Due chilometri di strada percorsi in bicicletta mi separavano dalla stazione. La bici era quella brutta del nonno, "così non te la rubano in stazione" mi dicevano, vero che in pianura padana era il mezzo più diffuso, ma appunto per questo ce l'avevan tutti e difficilmente sparivano.
    Arrivati in stazione inizia il chiacchiericcio, soprattutto su quali siano i film del momento, l'Anicagis ci informava in tele, ma vatteli a ricordare.
    Un biglietto andata e ritorno per Novara per favore.
    Il bigliettaio e capostazione erà il papà di un nostro amico, ma gli si dava del lei comunque. La biglietteria aveva sempre lo stesso odore di olio da macchina da cucire e petrolio. Il biglietto era un pezzetto di cartoncino, delle dimensioni di un grande francobollo. Dello spessore di un paio di millimetri non era piegabile. Il biglietto di andata e ritorno si differenziava dalla corsa semplice per una riga nera che lo divideva in due parti.
    Il controllore avrebbe forato la parte sinistra all'andata e la parte destra al ritorno.
    Il biglietto aveva pochi dati, nessuna scritta in piccolo e non era nominale, lo potevi regalare, e se non passava il capotreno, lo potevi riutilizzare!
    Arrivammo a Novara con quel giusto ritardo di qualche minuto, le littorine a gasolio avevano sempre problemi, delle monocarrozze marroni col muso da topo, orribili e puzzolenti.
    Le sale erano diverse, alcune dei teatri riadattati al cinematografo, altre nuove nate negli anni 60/70. C'erano dei cartelloni pubblicitari sulla strada che dalla stazione ci portava al centro, lì consultavamo i film in sala ed uno in particolare attirò la nostra attenzione, era novembre ed era da poco uscito "Indiana Jones. I predatori dell'arca perduta" Sembrava interessante, e soprattutto ci lavorava Han Solo! Dovevamo andarlo a vedere. La sala era una di quelle in centro, un teatro in stile liberty riconvertito, proprio sotto i portici, centralissimo.
    Arrivati in biglietteria la luce che annunciava l'inizio del cinema era già accesa, chiedemmo quindi da quanto fosse iniziato il film, la bigliettaia, mi ricordo una signora antichissima, probabilmente sulla cinquantina, ma a quell'età mi sembravan tutti vecchi, ci disse che era iniziato da una decina di minuti.
    Dieci minuti non sono niente, entriamo!
    Il film ci piaque tantissimo, che risate e che avventure! Finita la proiezione eccitatissimi, rimanemmo seduti lì ad aspettare lo spettacolo successivo per vedre i dieci minuti che ci eravamo persi. E si, si poteva fare a quei tempi.
    Il treno delle sei ci avrebbe riportati al paese, giusto in tempo per vedere il secondo tempo della partita di calcio della domenica che la Rai trasmetteva gratuitamente.
    La domenica proseguiva con la cena, e finiva con la tristezza che ci sarebbero voluti altri sei giorni per ritrovarla.
     
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    Spinoso in incognito
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